I 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs), sottoscritti nel 2015 dai 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, non sono stati messi in crisi dalla pandemia e neppure dalle tensioni geopolitiche di cui la guerra in Ucraina è l’ultima manifestazione più eclatante. Questi fenomeni, con altri di portata globale che stanno interessando persone e aziende, hanno conferito rilevanza centrale al tema della sostenibilità.

Un tema che non riguarda soltanto le nazioni che hanno siglato il programma Agenda 2030 dell’Onu in cui sono riassunti 17 SDGs, ma tutti gli attori in gioco, a cominciare dalle imprese. Un’organizzazione meno sostenibile, infatti, è destinata a essere penalizzata in scenari di mercato sempre meno stabili, dominati da curve inflazioniste inaspettate, carenze di materie prime e dinamiche imprevedibili tra i lavoratori quali la great resignation, le “grandi dimissioni”, a cui stiamo assistendo.

A dimostrazione del fatto che la sostenibilità non si riferisce esclusivamente all’impatto ambientale, come si potrebbe supporre, ma abbraccia il versante sociale e gli assetti organizzativi delle imprese, che poi sono i tre pilastri dei criteri ESG (Environmental, Social and Governance) verso cui si stanno orientando gli investitori che intendono misurare gli standard di sostenibilità delle aziende. Ecco perché occorre che ognuna di tali aziende faccia la sua parte, ottimizzando i processi e contribuendo a innescare meccanismi virtuosi che favoriscano un’economia circolare basata sul risparmio, il riciclo e la drastica diminuzione dello spreco.

 

I programmi di Cisco per il riciclo e il contenimento degli sprechi

Cisco è un protagonista assoluto in questa direzione, poiché tramite i suoi programmi consente di contenere la quantità di materiali necessari alla realizzazione di nuovi prodotti e di ridurre i rifiuti successivi generati dall’aggiornamento dello stack tecnologico delle imprese. Basti pensare, nel primo caso, a cosa significhi oggi la carenza nell’approvvigionamento di semiconduttori per la produzione dei microprocessori e, quindi, l’importanza di poter allungare il ciclo di vita del parco IT presenze in azienda. Nel secondo, l’abbattimento della percentuale di rifiuti di difficile smaltimento che sono fonte di inquinamento per il pianeta.

Tra le iniziative messe in campo a tale scopo, una delle più efficaci è il programma Cisco Takeback and Reuse che fornisce il ritiro e il trasporto gratuito di hardware fuori uso per i clienti e i partner in tutto il mondo. Le apparecchiature restituite vengono conservate in un luogo sicuro e i dati sono cancellati dai dischi rigidi per motivi di compliance e per eventuali futuri riutilizzi. Così facendo, solo nell’anno fiscale 2020 è stato riutilizzato e riciclato il 99,8% di quanto è stato restituito.

A marzo di quest’anno, inoltre, Cisco ha lanciato Migration Incentive (in precedenza MIP) a favore dei partner. Consiste in una serie di sconti che si possono ottenere restituendo i sistemi di quei clienti che migrano verso nuove soluzioni tecnologiche più moderne e innovative. A completare il quadro, va ricordato Cisco Refresh che comprende quell’insieme di apparecchiature di seconda mano ricostruite in condizioni ottimali, pari al nuovo, che si presta a essere impiegato in qualsiasi azienda attenta nel conciliare costi, efficienza e sostenibilità.

 

Sostenibilità economica e sostenibilità per i processi produttivi

La sostenibilità degli investimenti è un’altra delle sfide a cui le aziende, non da oggi, sono chiamate a rispondere. Da 25 anni, attraverso Cisco Capital, i partner e i clienti Cisco hanno potuto contare su un portafoglio flessibile per acquistare le tecnologie di cui avevano bisogno in funzione della loro effettiva capacità di spesa e senza dover temere i tassi di inflazione. Questo ha permesso di potersi avvalere di modelli di pagamento che fossero in linea con l’evoluzione del proprio business e con i cambiamenti impressi dai nuovi paradigmi del lavoro ibrido, dimensionando di volta in volta lo stack tecnologico con soluzioni ad hoc basate su proposte “a pacchetto”, su licenza, sui servizi fruiti, sui consumi ecc. In questo modo, l’innovazione è stata resa sostenibile finora per qualsiasi tipologia di organizzazione che si è rivolta a Cisco.

Infine, non può essere trascurato il significato che la sostenibilità tende ad assumere in seguito alla digitalizzazione dei processi. Un significato che si comprende guardando soprattutto a quei contesti produttivi, come il manifatturiero, dove la scarsa visibilità sulle operation e la risoluzione manuale dei problemi sono causa di inefficienza e, quindi, di maggiore spreco. Le soluzioni digitali offerte da Cisco, invece, aiutano questa tipologia di azienda a gestire al meglio l’intero ciclo produttivo, automatizzando il monitoraggio e il controllo sui consumi energetici e le emissioni di CO2, sugli scarti, sull’approvvigionamento di materie prime, sull’adesione ai requisiti di compliance e così via. La sostenibilità, infatti, passa dalla capacità di conoscere in ogni momento quello che sta accadendo nello shop floor grazie a strumenti sicuri, scalabili e facili da implementare e gestire. Come sono, appunto, quelli che Cisco mette a disposizione delle aziende manifatturiere che vogliono trasformare la sostenibilità in una leva competitiva fondamentale.