È il primo centro in Europa dedicato interamente alla cybersecurity e fa parte di una rete attualmente composta da 12 strutture distribuite a livello mondiale focalizzate ciascuna su una specifica tematica. Si trova a Milano all’interno del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia.
È il Cybersecurity Co-Innovation Center inaugurato da Cisco la scorsa settimana, alla presenza del CEO Chuck Robbins, dell’Amministratore Delegato Agostino Santoni, di Anthony Grieco, Trust Strategy Officer, Enrico Mercadante, responsabile per l’innovazione di Cisco Italia e alla guida dello Specialists team di Cisco per la regione Sud Europa, oltre a personalità come il ministro per l’innovazione tecnologica Paola Pisano, Roberto Baldoni, vicedirettore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza e responsabile del Nucleo per Sicurezza Cibernetica, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e Roberta Cocco, assessore alla Trasformazione Digitale del Comune di Milano.

La Cybersecurity e la sfida della competitività

Il Cybersecurity Co-Innovation Center vuole essere un punto di riferimento sul tema della cybersecurity, aperto a Imprese, Enti, mondo pubblico e privato, a maggior ragione oggi, che ci muoviamo in un mondo sempre più connesso.
Lo ha sottolineato in apertura del suo intervento il ministro Paola Pisano: “Più si digitalizza, più si dà la possibilità di sfruttare la leva tecnologica per introdurre innovazione, più diventa chiaro che senza una reale strategia di cybersecurity il rischio di essere attaccati aumenta”.
Un tema che sottolinea anche Agostino Santoni, evidenziando come “in un mondo sempre più connesso, tutto dovrà essere più sicuro”. Ed è proprio per la consapevolezza che il tema della sicurezza in generale e della cybersecurity in particolare riveste per i cittadini, per le imprese, per il Paese, che Cisco ha deciso di investire in questo co-innovation center, che si inserisce nel progetto Digitaliani, annunciato nel 2016, per il quale sono stati stanziati 100 milioni di dollari e attraverso il quale sono stati finora formati 185.000 ragazzi, 5.000 dei quali ogni anno sulla cybersecurity.
Per il mondo delle imprese, molteplici sono le considerazioni che mettono in luce la necessità di una struttura come questa.

Il Cybersecurity Co-Innovation Center per cittadini, imprese, PA

Per il ministro Pisano: “Un paese che vuole crescere digitalmente e non pensa alla sicurezza mette a repentaglio la sua economia e la sua libertà. Le aziende in Italia investono e spendono poco, troppo poco in sicurezza, in relazione alla dimensione del fenomeno. Dobbiamo lavorare con i diversi stakeholder, con istituti di ricerca, scuole, università, aziende, per un passaggio di best practice indispensabili”.
Per Agostino Santoni “L’Italia è il paese delle piccole imprese ed è anche il paese di una proprietà intellettuale che nel tempo è diventata anche digitale. Per questo va protetta, perché il paese diventi più competitivo. Le imprese sono più competitive quando sono sicure”.

Quattro topic: Ricerca, Formazione, Innovazione e Connessione

Enrico Mercadante a sua volta spiega su cosa si lavorerà nello specifico nel Cybersecurity Co-Innovation Center: “Vogliamo lavorare in modo aperto, innovando dove ci sono gli innovatori, su quattro fronti: Ricerca, Formazione, Innovazione e Connessione, pensando anche alle necessità di tutte quelle realtà, come le piccole e medie imprese, che non hanno strutture adeguate: in una filiera connessa non si possono lasciare nodi scoperti. In una filiera digitalizzata il punto più debole diventa il punto di attacco”.
Si parla di cittadini, si parla di imprese, ma si parla anche di protezione delle infrastrutture critiche del Paese, ovvero banche, reti idriche, reti elettriche… “Quando si amplia il perimetro bisogna proteggersi servono soluzioni robuste di sicurezza, così come quando si parla di IoT e 5G è importante pensare a come proteggere queste reti nel futuro. Le filiere digitali IoT e 5G creano un nuovo mondo che va protetto insieme a tuto l’ecosistema di partner, clienti, università”.
C’è, di fatto, la consapevolezza che i problemi del futuro dovuto alla digitalizzazione sono molto complessi e non possono né debbono essere sviluppati “in solitudine”.
“Vogliamo lavorare insieme a chi a questi problemi pensa ogni giorno, come imprese, accademie, studenti”.
Una visione che viene condivisa anche da Roberto Baldoni: “Bisogna alzare i livelli di sicurezza per gli asset strategici nazionali. Noi ci siamo focalizzati sulla creazione di un ecosistema nazionale, con iniziative come il CINI, Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica e il suo Laboratorio Nazionale di Cybersecurity. Tutte le iniziative di natura pubblico-privata ci interessano e per questo per noi è importante la creazione di un cybersecurity co-innovation center, come questo voluto da Cisco”.

L’ora dell’explicit trust

Una riflessione interessante sulla cybersecurity l’ha portata anche Anthony Grieco, che accanto alla sicurezza introduce il tema del Trust, della fiducia.
“Non può esserci innovazione senza sicurezza, data protection, privacy e trust – ha dichiarato – ed è qui che registriamo un cambiamento culturale: si è passati dal cosiddetto trust implicito a quello esplicito. Non basta più fidarsi implicitamente di un dispositivo, bisogna avere consapevolezza del perché si dà fiducia”.
Il trust poggia su sei pilastri: un ciclo di sviluppo sicuro, una mappatura precisa della privacy dei dati, certificazioni, capacità di indirizzare i rischi provenienti da terze parti, tecnologie fidate, servizi di verifica tecnologica.
“A livello cyber – spiega – ci si può fidare di poche cose: per questo è importante trovare un modello tecnologico per cui le cose o i servizi cui mi connettono mi fanno vedere esplicitamente come gestiscono la sicurezza, a cosa si connettono, come lo fanno, se sono aggiornati…”.
Cisco si sta muovendo proprio in questa direzione.
Ultimo ma non ultimo, il Museo diventerà una delle Cisco Networking Academy, dove saranno offerti corsi dedicati sia ai giovani che a coloro che già lavorano e desiderano riqualificarsi con le competenze del futuro.